UN CORO CHE CANTA CON LE MANI PER I CIECHI

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Con le mani inguantate di bianco, bambini e ragazzi sordi e utenti accompagnano con i gesti un coro di voci, utilizzando la Lingua dei segni (Lis).
Non è solo educazione musicale ma un modo per costruire inclusione sociale e superare le diversità. È il progetto alla base del coro “Mani Bianche Roma”, ispirato al metodo fondato in Venezuela dal maestro José Antonio Abreu per promuovere l’emancipazione dei ragazzi di strada attraverso la musica. Ci sono numerosi cori “Mani bianche” in diversi Paesi del mondo e in Italia. Quello di Roma coinvolge ragazze e ragazzi di istituti per sordi o scuole integrate, insieme a bambini e adolescenti udenti, con l’accompagnamento musicale del coro della Asl Rm B “Voc’incoro”.  “La scuola – spiega Mimma Infantino, presidente dell’associazione “Mani Bianche Roma” – è un luogo privilegiato perché offre a tutti i ragazzi la possibilità di vivere l’esperienza musicale come strumento di crescita psico-affettivo e relazionale”.
In coro si impara a cantare in maniera espressiva e partecipata, a utilizzare strumenti musicali o oggetti di uso quotidiano per sonorizzare il canto o a suonare il corpo con la “body percussion”.  È inoltre una vera occasione di collaborazione e socialità, specie per chi proviene da situazioni di disagio. “Di ogni ragazzo conosciamo la storia, i punti di fragilità e di forza – racconta Nadia Boccale, terapista della neuro e psicomotricità dell’età evolutiva. Così formuliamo obiettivi individuali che cerchiamo di armonizzare con gli obiettivi del gruppo. Questo ci distingue dai cori dove si imparano i canti e basta”.
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Fonte: Mani Bianche Roma -26 settembre 2019
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