Gli occhiali...
Ricordo quando
andai all’ottica, ci dovetti andare perché un pomeriggio mentre asciugavo i
miei occhiali, dopo averli lavati, la montatura fece crack come una patatina fritta,
vestita di ovatta.
Quando
entrai, mi accolsero due occhi semplici illuminati da un sorriso come due
abbaglianti nella notte quindi li scelsi o meglio me li feci scegliere da lei,
poiché lo specchio era un po’ distante dalla mia figura, mi disse quanto
venivano e quello lo ricordo come il giorno più doloroso della mia vita, dopo
la morte del mio cane.
“Ti
va un caffè?”.
Avevo bisogno di distrazione, la
ferita era ancora fresca (ma non dovrebbe essere calda?)
“Adesso”.
“No,
tanto sei giovane possiamo aspettare”.
Si
mise a ridere e acconsentì.
Quel
giorno ricordo, quando l’andai a prendere sotto casa, era vestita con un bel
vestito nero che disegnava le sue curve, a guardarle faceva venire voglia di
prendere un travelgum.
I
suoi capelli neri erano neri come il nero e i suoi occhi, verdi come il bicchiere, dove mio nonno Ugo metteva la
dentiera.
Che
giornata quando uscimmo pioveva e faceva freddo ci infilammo dentro un locale e
prendemmo l’agognato nettare, mi sentivo come l’uomo di Neanderthal davanti a
una bistecca di Kamut … eh, cioè Mammut ...me so confuso
Che
lunga discussione, instaur … abbiamo fatto, gli piaceva soprattutto parlare di
politica, era un tipo che metteva l’allegria in corpo, era un gattino attaccato
ai marroni, mi disse anche che era andata a un comizio politico.
Mi
sentivo eccitato come una dentiera quando è nell’acqua.
Sarei
voluto andare con lei, la prossima volta, le piacevano, i ragazzi sinceri, mi
sentivo così sincero che ero come un pentito al processo, mentre parlavo, mi
cascò accidentalmente il tovagliolo a terra e mi chinai per prenderlo e le
guardai le gambe.
Adesso
so che ha provato Colombo, quando ha scoperto l’America, si è vero la mia non
era scoperta ma con la fantasia l’avevo già buttata sul letto.
“Ma
che ci fai ancora lì”.
“Scusa,
caz …”, dissi dando una craniata al tavolino.
“Fatto
male?”.
“No,
ho la testa dura”.
No, non è la testa.
Gli
raccontai che a me piaceva scrivere.
“Che
bello anche il mio ragazzo, scrive”.
“Conto!”.
“Vai
via?”.
“Si
mia zia mi ha chiesto se gli porto il criceto dal veterinario che deve fare una
colonscopia”.
Non
la vidi più ma gli occhiali li ho presi lo stesso, da un’altra ottica, i
commessi erano maschi ma i miei fanali costavano meno.
Sti cazzi, no.
Commenti
Posta un commento